Creare rende liberi
    
    

FIORENZO BUTI

Nato a Montemurlo il 06 Giugno 1958, frequenta le scuole dell’obbligo e inizia la sua stagione lavorativa molto presto nell’ambito della lavorazione tessile, che negli anni ‘70/’80 è nel pieno del Boom economico, facendo varie esperienze lavorative che ruotano intorno al tessile.

La sua curiosità verso la pittura inizia per una casualità, ma si innesca quasi subito una forte passione; quindi da autodidatta comincia a sperimentare e saggiare ogni tipo di tecnica, dalla più semplice e didattica alle tecniche più complesse e ricercate.

La sua ricerca tocca fin dai primi tempi, la china, la sanguigna, il carboncino, tecniche miste, acquaforte, acquatinta, punta secca, acquarello, affresco, acrilico, olio.

Per approdare all’uso di materiali meno convenzionali come, smalti, vernici ed inchiostri da serigrafia.

I temi principali dei dipinti del suo inizio, sono influenzati dall’arte figurativa della corrente artistica dei primi del ‘900, per approdare a nuove forme espressive, che si collocano nell’informale.

Partecipa a varie collettive e personali, tra cui alcune estemporanee che lo introducono alla ricerca sintetica del soggetto e della forma.

La continua ricerca del colore e della luce, esprime il suo carattere anticonvenzionale e volubile che spesso lo trascina nella sperimentazione.

Fiorenzo Buti, non è un pittore simbolista ma nemmeno, come si evince anche dalla nobile complessità dei segni criptici nei fasci del colore, un “Primitivo” che non sia simbolico nel suo astrarre i significati per sospenderli, traslati, nell’apparenza dell’immagine visibile nell’opera.

Se c’è un positivo paradosso, pare alchemico. La pietra filosofale, il Lapis del paradosso, nella pittura di Fiorenzo, è l’astratto…..Un astrattismo comunicante che conduce alla luce ed al colore, al colore della ragione, con piena coscienza della nobiltà della trascendenza.

Fotografo di professione. Opero principalmente in Toscana.

Ecco che, in questa stagione artistica, si propone in una nuova veste che lui stesso ha chiamato “FUSIONI” , dove ha voluto fondere, il colore, la materia e i ricordi in un’unica tela, dove raccoglie materiali di scarto di un mondo tessile in declino, materiali recuperati in fabbriche ormai abbandonate, che lui ricicla appunto “fondendoli”.

Un “dripping” evocativo il suo, che utilizza materiali e colori di recupero, per raccontare una storia personale, attraverso un’arte poliedrica multiforme. E’ una trasposizione fisica e semantica dell’oggetto, che viene usato nell’ottica di una visione completamente ribaltata del valore originale e implicito, (che l’oggetto stesso possiede) e che nella realizzazione dell’opera è del tutto estraneo ma funzionale alla leggerezza dell’estetica, senza perderne il valore benefico.

Eventi